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la Coxalgia ovvero il dolore all'anca

malattie

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coxalgia

Coxalgia

La Coxite interessa l'ANCA (o articolazione coxo-femorale) è una grossa articolazione che unisce il bacino al femore, una sorta di giunto sferico capace di ampia escursione e grande stabilità, grazie al solido incastro della testa del femore nella cavità (acetabolo) del bacino; la struttura osteoarticolare così composta è in grado di trasferire il peso corporeo sugli arti e consente la deambulazione.
Sottoposta al peso corporeo, questa struttura è soggetta ad elevate pressioni durante il suo funzionamento, sia in ortostasi che in deambulazione e la sua capacità ammortizzatrice è possibile grazie alla forma perfettamente sferica ed alla presenza di un adeguato r (spesso in alcuni punti oltre 5 millimetri) e di una notevole lubrificazione.
Talvolta questo delicato equilibrio entra in crisi (a seguito di posture scorrette, sovraccarichi funzionali, traumi, etc...) e l'anca diventa dolorosa e rigida, limitando la postura eretta e la deambulazione.
I sintomi e segni di un’anca ammalata sono sostanzialmente tre, variamente rappresentati: dolore, rigidità e zoppia.

Il termine COXALGIA o COXITE indica appunto il dolore che origina dall’anca ed è generalmente localizzato in sede anteriore, sull’inguine, talora al gluteo.
In alcuni casi la sua irradiazione lungo la coscia fino al ginocchio è possibile, tant’è che, raramente, il dolore al ginocchio è l’unico disturbo provocato da una malattia dell’anca.

Nelle infiammazioni dell’anca, il carico (l’ortostasi) e il movimento (normale deambulazione, salire le scale, sollevarsi da un divano, indossare calze e scarpe) scatenano il dolore articolare, che invece non è presente alla palpazione poiché l’articolazione è molto profonda e non può essere raggiunta neppure attraverso una digitopressione particolarmente energica; in alcuni casi il dolore è presente alla digitopressione del grande trocantere, segmento osseo del femore in prossimità dell’articolazione dell’anca.

La coxalgia nell'adulto può essere il campanello d'allarme di una COXARTROSI (ovvero l'artrosi dell'anca), di un conflitto femoro-acetabolare, di una necrosi della testa del femore.
Quando la palpazione permette di identificare dei punti di dolorabilità (in genere in corrispondenza di protuberanze ossee quali appunto il grande trocantere), l’anca verosimilmente non è ammalata, mentre possono esserlo i tessuti molli circostanti (tendiniti e borsiti).

Quando il dolore è riferito posteriormente e più alto, questo è più comunemente conseguente a patologia della colonna vertebrale o dell'articolazione sacroiliaca.
La rigidità, ovvero la limitazione del movimento, è un disturbo tipico e piuttosto invalidante, nelle fasi più avanzate, può comparire una rigidità in extrarotazione, che induce il paziente a camminare con la punta del piede “in fuori”.

La zoppia è presente quando si avverte un dolore nella deambulazione, ed ha dunque azione protettiva; sebbene molte siano le varianti di questo segno clinico, la più comune è la cosiddetta “zoppia di fuga”, provocata dal tentativo di abbreviare l’appoggio sull’arto ammalato (fuga dall’appoggio).
La radiografia frontale del bacino associata alla radiografia assiale dell'anca dolente è il primo esame strumentale in grado di aiutare lo specialista a formulare la diagnosi.

Giungere alla visita specialistica con una radiografia già correttamente eseguita vi permetterà di abbreviare il cammino verso il trattamento e quindi la guarigione. Indagini ulteriori, come la TAC, la Risonanza Magnetica e l’Ecografia possono fornire informazioni in merito ad alterazioni specifiche presenti all’interno della articolazione e sono di pertinenza specialistica qualora prescritte.
Il trattamento dell’anca è doppio: attraverso una terapia CONSERVATIVA con l'uso di anti-infiammatori e riposo e attraverso la FISIOTERAPIA (TECAR, Laser, Ultrasuoni, Elettroterapia Antalgica), associata talora ad esercizi di decaptazione della testa femorale dal tetto acetabolare.

Quando la patologia non ha sollievo da tali trattamenti si può prendere in considerazione la TERAPIA INFILTRATIVA con acido ialuronico (molecola che tende a “lubrificare” l’articolazione, riducendo dunque i processi di attrito e di infiammazione) e, eventualmente, la PROTESI qualora ci si trovi di fronte ad una rigidità funzionale ed a una impotenza severa dell’arto.

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